Dai tempi moderni ai tempi correnti, dal management scientifico al management umanistico

Nel 1936 usciva “Tempi moderni” di Charlie Chaplin. Ci raccontava un’azienda focalizzata totalmente su pianificazione, controllo e separazione fra le persone. Abbiamo avuto molte innovazioni da allora, ma sono davvero evoluti significati e modi con cui guardiamo la vita delle persone nelle nostre organizzazioni?

Nel 1936 usciva “Tempi moderni”, scritto, diretto ed interpretato da Charlie Chaplin.

Il racconto di una persona con la sua vita nella fabbrica. Una persona che viveva in quella fabbrica come poco più di un semplice ingranaggio, fra gli altri, nella catena di montaggio.

In quella catena di montaggio, il personaggio Charlot doveva solo limitarsi ad eseguire piani ben ideati da altri. Guai a distogliersi da quell’impegno, guai a fermarsi, riflettere, discutere o socializzare.

Il regno della pianificazione e controllo. In una realtà stabile e prevedibile, che si poteva governare attraverso ottimi piani ed un attento controllo.

Il regno della separazione: poche persone che pensavano per molte altre che dovevano meramente eseguire. Guai a stabilire rapporti alla pari e di reciprocità.

Purtroppo, questo è stato il regno in cui abbiamo fondato il nostro approccio al management e, di conseguenza, la nostra vita nelle organizzazioni: il management scientifico ci avrebbe salvato attraverso standard, norme, procedure ed organigrammi.

All’uscita dalla Pandemia, attraversando una sorta di grande reset, un crescente numero di persone ha scelto volontariamente di lasciare il proprio lavoro. Alcuni senza una alternativa ed alcuni altri accettando di ridimensionare ruolo o retribuzioni, ma cercando di ritrovare altro, evidentemente più significativo. Le abbiamo definite grandi dimissioni, ma forse sarebbe stato meglio chiamarle grandi risvegli. Purtroppo, persone che si sono risvegliate da grandi illusioni, prima ancora delle loro organizzazioni e, tristemente, prima della leadership di tali organizzazioni.

In parte il grande inganno è stato quello di vivere, per molti anni, un contesto stabile, prevedibile e controllabile. Il business è invece parte dalla natura e le organizzazioni sono molto più sistemi viventi che macchine. Sono tempi in cui stiamo riscoprendo in pieno che il business, il mercato, sono parte della natura e della vita e in quanto tali non sono pienamente controllabili, prevedibili e a priori conoscibili.

Guardiamo oggi giustamente con attenzione alle grandi pressioni (salute, ambiente, sviluppi tecnologici) e relative grandi trasformazioni.

Non dovremmo affrontare queste trasformazioni senza lasciarci interrogare da domande profonde, sincere, sulle convinzioni che ci stanno guidando sul lavoro e sulle aziende.

Cosa sono le persone per le imprese, cosa le imprese per le persone?

Quali i veri significati che siamo chiamati a vivere come esseri umani, nel ritrovarci insieme a vivere nelle organizzazioni aziendali?

E se nel fine delle imprese ci fosse anche la vita delle persone che le animano e la qualità del loro stare insieme?

 

Francesco Limone, Professor of Leadership & Communityship 24ORE Business School

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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