Finiranno mai le metafore sportive applicate al mondo del lavoro? Spero di no, soprattutto quando funzionano. E quella andata in scena il 9 settembre nella Villa Comunale di Trani, durante il secondo appuntamento delle “Olimpi@di dell’Apprendimento” di AIDP e Fondimpresa, ha funzionato alla grande.
Il titolo era già un programma: “Prendi il mio posto: la partita dei ruoli“. Un invito, una provocazione, una promessa. La promessa di scendere in campo, letteralmente, per capire cosa significhi davvero “inclusione”. E no, non la solita parola da riempire di buone intenzioni e svuotare di fatti. Qui i fatti c’erano, ed erano sotto canestro.
Abbiamo giocato a Baskin, il basket che non lascia nessuno in panchina. Uno sport dove ognuno ha un ruolo, fondamentale, unico, e dove la vittoria è possibile solo se si gioca insieme, valorizzando le abilità di ciascuno. Suona familiare? Dovrebbe. È quello che ci raccontiamo ogni giorno nelle nostre aziende, ma che spesso fatichiamo a mettere in pratica.
A bordo campo, un parterre de roi che sembrava la panchina di una squadra di All-Star. Da Matilde Marandola, Presidente Nazionale AIDP, ad Annamaria Trovò di Fondimpresa, passando per Antonio Rutigliano (Delegato BAT Coni), Gianfranco Minervini e Francesco Cautillo (rispettivamente Presidente e Vicepresidente AIDP Puglia e Basilicata), Giovanni Assi (Presidente Associazione Lomiosa Assi), Stefano di Lauro (Presidente Federazione Fortitudo), Fabrizio Ferrante (Vicesindaco con delega alle Politiche attive per la diversabilità) e Gabriella Galantino (Responsabile Risorse Umane Casillo Group). Tutti uniti da un unico scopo: non solo parlare di inclusione, ma viverla. E io, nel mio piccolo, a moderare questo flusso di energia e contenuti, cercando di non far cadere la palla.
La vera magia, però, è iniziata alle 18:00, quando gli HR presenti si sono tolti la giacca (e la cravatta, per i più audaci) e hanno iniziato a giocare insieme alla squadra della Fortitudo Trani. E lì, in quel momento, ho capito una cosa. Puoi fare tutti i corsi di formazione che vuoi, leggere tutti i manuali del mondo, ma niente batte l’esperienza diretta. Niente batte il momento in cui capisci che per vincere non devi essere il più forte, ma devi essere il più bravo a far giocare bene i tuoi compagni.
Questa non è stata solo una partita di Baskin. È stata una lezione di management a cielo aperto. Una lezione su come si costruisce una squadra, su come si superano le barriere, su come si trasforma la diversità in un vantaggio competitivo. E, soprattutto, su come si può essere felici, insieme, raggiungendo un obiettivo comune.
E poi c’è stato quel momento – quello che porterò con me – quando per le foto di gruppo non abbiamo detto “sorridi” ma “banana”. Roberto docet. Perché l’inclusione è anche questo: cambiare le regole, anche quelle più piccole, per far stare bene tutti. E sorridere, anzi, “bananare” insieme.
Ce ne siamo andati da Trani con un po’ di sudore, qualche risata e una consapevolezza in più: l’inclusione non è un’utopia, è un allenamento quotidiano. E noi, quel giorno, ci siamo allenati tutti un po’ di più. E abbiamo vinto tutti. Anche chi, come me, a basket è sempre stata una schiappa.

A cure di: Marcella Loporchio Moderatrice e Socia AIDP Campania
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