CITIUS, ALTIUS, FORTIUS COMMUNITER
«Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: è il coraggio di continuare che conta».
W. Churchill
Lo psicologo sportivo Nikos Lambridis ha studiato le differenze tra i due fenomeni del calcio Messi e Ronaldo, evidenziando come rappresentino due tipologie di eccellenza sportive molto diverse. Messi è il simbolo dell’“intuizione inconscia” e della rapidità di elaborazione delle informazioni, Ronaldo è l’emblema della disciplina, della ripetizione e della programmazione mentale. L’attività sportiva, come è noto, non è infatti solo frutto di abilità fisiche ma coinvolge complessi meccanismi cerebrali che regolano l’attenzione, la memoria, le emozioni e la prontezza decisionale e può aiutarci molto anche nel nostro lavoro manageriale. Per questo motivo abbiamo scelto di dedicare la cover story ai temi dello sport e del management. Uno degli aspetti più straordinari di Messi è la sua capacità di prendere decisioni in una frazione di secondo. Osservazioni empiriche e studi neurocognitivi hanno dimostrato che il suo cervello è in grado di anticipare il movimento degli avversari prima ancora che questi lo compiano, grazie a un’eccezionale visione periferica e alla rapidità di elaborazione delle informazioni. Su questa base il Liverpool ha utilizzato tecniche di stimolazione cognitiva per migliorare la capacità dei giocatori di anticipare le azioni avversarie. Nel mondo aziendale, questa abilità può essere alle- nata: ad esempio specifici esercizi di neurotraining possono restituire la visione periferica, che si riduce progressivamente dopo i 50 anni, ai conducenti di mezzi attraverso esercizi quotidiani di 20 minuti ripetuti per almeno un mese con un risultato duraturo nel tempo (il problema qui è la costanza richiesta). In ogni caso le simulazioni immersive, la realtà virtuale o tecniche di brain- training possono essere utilizzate maggiormente anche nel mondo organizzativo per migliorare le prestazioni, la reattività e la presa di decisione riducendo gli errori.
Ma non ci fermiamo qui: se Messi è il genio istintivo, Ronaldo è il prodotto di un allenamento scientifico meticoloso. La sua ossessione per la perfezione si basa sulla preparazione mentale: ripetizione costante, visualizzazione degli obiettivi e condizionamento neuro-associativo per mantenere alta la motivazione. Inutile aggiungere che entrambi i campioni, Messi e Ronaldo, sono noti per la loro capacità di gestire lo stress in momenti cruciali. Il neurofeedback, una tecnica usata nello sport di alto livello, insegna agli atleti a regolare le proprie onde cerebrali per mantenere la calma e la concentrazione. Club come il Real Madrid hanno utilizzato questa tecnologia per preparare i giocatori ai rigori o alle finali decisive. Qualche anno fa ebbi la fortuna di sperimentare con un gruppo di colleghi, queste tecniche di neurofeedback attraverso un programma di mindfulness che consentiva di monitorare i miglioramenti nelle diverse sedute tramite una app e gli impatti conseguenti nella risoluzione di problemi complessi (è ormai dimostrato che la mindfulness sia efficace non solo nella gestione dello stress ma anche nel migliorare la capacità esecutiva e la velocità di elaborazione degli stimoli favorendo una migliore prontezza decisionale). Il talento di Messi e Ronaldo non è solo frutto di abilità innate, ma anche di strategie cognitive e metodologie scientifiche che possono essere applicate al mondo del lavoro.
Si potrebbe pensare, ad esempio, a come sostituire o supportare la nostra valutazione delle prestazioni (piuttosto fallace nei risultati) e la valutazione del potenziale con tecniche di neuroassessment e di neuroempowerment ormai divenute accessibili tramite dispositivi portabili e non invasivi che effettuano misurazioni biometriche in tempo reale (cosa già sperimentata in alcuni ospedali americani con i medici prima di operazioni complesse). Il neuroassessment è, infatti, particolarmente utile per indagare i livelli di benessere, affaticamento, stress e resilienza oltre al rischio di burnout e demotivazione, aiutando nel migliorare i livelli di autoconsapevolezza, autocontrollo e autoregolazione. Il Paris Saint-Germain ha introdotto queste tecniche di biofeedback per aiutare i giocatori a controllare l’ansia prima delle partite. Il metodo monitora parametri fisiologici (come la variabilità della frequenza cardiaca) per insegnare agli atleti a regolare lo stress in tempo reale modificando le onde cerebrali e riducendo così il carico emotivo. Anche gli arcieri di élite praticano la mindfulness poiché li aiuta a migliorare il compito e i maratoneti vengono allenati a sviluppare una tale interocezione (consapevolezza corporea) da essere in grado di percepire il loro battito cardiaco anche quando sono distratti. Una ricerca analoga è stata compiuta sui traders dimostrando come coloro che avevano sviluppato una capacità maggiore di lettura dei segnali corporei avevano più successo in termini di redditività e longevità nei mercati finanziari poiché queste sensazioni giocano un ruolo cruciale nel processo decisionale.
Il neuroempowerment, invece, ha come obiettivo primario il raggiungimento della peak performance o flow attraverso tecniche che facilitano il focusing, l’attenzione, la flessibilità cognitiva e la gestione delle emozioni. Alcune di queste tecniche come la visualizzazione degli obiettivi, il self talk, il goal setting, le tecniche di respirazione, lo psyching-up (forma di allenamento mentale all’autoefficacia) non sono affatto sconosciute a noi manager ma non vengono mai utilizzate in modo sistemico e finalizzato né tantomeno riconosciute. Club come il Bayern Monaco, ad esempio, hanno studiato come la motivazione incida sulle prestazioni stimolando la dopamina, l’ormone del piacere e della motivazione, attraverso la proposizione sistematica di obiettivi chiari e feedback immediati. La stimolazione non invasiva del nervo vago è stata, invece, sperimentata come forma di neuromodulazione per aumentare l’attività del sistema nervoso parasimpatico (che promuove il rilassamento) e diminuire quello simpatico (che aumenta in condizioni di stress e allerta).
Grazie ai progressi compiuti in campo sportivo nel potenziamento delle prestazioni noi abbiamo ampliato notevolmente la comprensione di alcuni meccanismi cognitivi ed emotivi offrendo strumenti innovativi per promuovere il benessere, la gestione dello stress e le prestazioni ottimali. I leader aziendali che sapranno integrare queste tecniche nella gestione delle risorse umane potranno costruire squadre più resilienti, motivate e più lucide nella gestione della complessità, proprio come le migliori squadre di calcio al mondo. E alla fine, come nello sport, sarà la combinazione di talento, allenamento e strategia a fare la differenza tra una squadra mediocre e una vincente. Infine è bene non dimenticare l’ultimo insegnamento che ci proviene dallo sport: il Communiter (in gruppo) che è stato aggiunto nel 2021 al motto olimpico Citius, altius, fortior (più veloce, più alto, più forte – insieme). Ovvero l’importanza della solidarietà e della cooperazione necessaria nello sport come nella vita per creare relazioni durature, declinata attraverso l’etica e il fair play. Come diceva Michael Jordan: “Il talento vince le partite, ma il lavoro di squadra e l’intelligenza vincono i campionati”.
Dall’editoriale di
Maria Emanuela Salati
IN COPERTINA
Fabio “Berse” Roncato Tyson, 2001
Acrilico su tela,
50×70 cm.
Collezione Santoro, Milano.
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