Nella maggioranza delle aziende oggi convivono quattro generazioni: il tema vero è capire in che modo costruire un contesto virtuoso in cui confrontarsi apertamente nella prospettiva di una crescita comune. Questa è una delle grandi sfide che abbiamo davanti a noi.
Il racconto delle generazioni e il loro rapporto con il mondo del lavoro sono sovente descritti all’interno di definizioni di carattere sociologico, più o meno comprensibili, che ne fotografano un identikit. Una sorta di cliché anagrafico che delineerebbe tratti e sentimenti comuni di una parte dell’umanità nata in una certa fascia temporale. Se da un lato queste classificazioni possono aiutare a comprendere meglio e semplificare fenomeni complessi, dall’altro rischiano di agevolare una lettura della società per luoghi comuni, che nel tempo si sedimentano, con inevitabili distorsioni della realtà più profonda.
Se pensiamo alla Generazione Z, la più giovane presente nel mondo del lavoro, spesso sentiamo raccontarci dalla ricerca, indagine o studio di turno ciò che sono e che vogliono, delineando un presunto tratto collettivo e una visione comune. In molti casi, sottolineando, a volte con eccessiva enfasi, le differenze con le generazioni precedenti.
Nella maggioranza delle aziende oggi convivono le quattro generazioni convenzionalmente indicate in Generazione Z, Generazione X, Millennials e Baby Boomer. Se, com’è evidente, l’inquadramento sociologico di queste fasce generazionali tende a sottolineare le caratteristiche specifiche di ciascuna evidenziandone le differenze, sul piano del lavoro forse è giunto il momento di dare spazio a ciò che può favorire la loro collaborazione e coesione nell’ambito del contesto aziendale.
Si tratta di un tema reale e vitale allo stesso tempo. Se le giovani generazioni sono portatrici di una nuova visione del lavoro, anche in relazione alla loro priorità rispetto ad altri ambiti della vita, questa va incanalata in un contesto aziendale in cui il confronto con le generazioni meno giovani diventa indispensabile per realizzare un autentico progresso individuale e collettivo.
Creare un ambiente in cui le generazioni possano confrontarsi apertamente è un elemento imprescindibile per la costruzione di un contesto virtuoso, sia per il benessere e l’attrazione delle persone che per la competitività dell’azienda. Le nuove generazioni, infatti, considerano prioritario poter contribuire attivamente alle decisioni aziendali e desiderano essere ascoltate, ponendo grande valore sull’inclusività e sulla possibilità di lasciare il proprio segno nell’organizzazione. Parallelamente, le generazioni più mature avvertono la necessità di mantenere vivo il proprio percorso evolutivo e trovano nel dialogo intergenerazionale un’occasione preziosa per trasmettere competenze consolidate, sviluppando al contempo nuove skill che consentono loro di restare aggiornate e rilevanti in un contesto lavorativo in continua trasformazione.
In moltissime aziende si sta vivendo e sperimentando quotidianamente questa condizione di convivenza intergenerazionale.
Questa è una delle grandi sfide che abbiamo davanti a noi e che dobbiamo affrontare con senso della realtà, senza farci distrarre da luoghi comuni che spesso ci vengono propinati in una specie di loop acritico del confronto.

Beatrice Biazzo,
Strategy & Innovation Manager Orienta
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